Percorso Internazionale Le Vie del Caffè - La Storia

 Riprende il cammino del Percorso Internazionale Le Vie del Caffè.

Il giornalista e scrittore Gianluigi Pagano traccia la storia e indica i percorsi informativi  da

realizzare.


Storia del Caffè

Quando si parla di caffè, molti di noi pensano semplicemente a quella bevanda scura che, bevuta alla mattina, ha la magica capacità di darci la forza di affrontare i problemi giornalieri o che nella pausa di mezzogiorno ci aiuta a digerire il cibo frettolosamente consumato.

Invece questa bevanda è molto di più: è un insieme di abilità ed impegno da parte innanzi tutto dei coltivatori che studiano le varietà della pianta più adatte al proprio territorio, poi del Mastro Tostatore, che studia il grado di tostatura adatto ad ogni varietà di caffè, poi mescola le diverse varietà con la capacità di un Blender di Whisky, ed infine del barista o della casalinga che ne ricava la magica bevanda.

Ma vediamo la sua storia: la provenienza dell'arbusto Coffea arabica, da cui si raccolgono i chicchi di caffè, pare risalire al IX secolo e che derivi da Caffa - da cui il nome - in Etiopia. Successivamente la coltivazione della pianta si allargò alla costa orientale del Mar Rosso, fino alla Mecca e a Medina (Arabia), dove già alla fine del XV secolo sorsero luoghi di degustazione in cui ci si riuniva appositamente per berlo.

Pianta del caffè




La diffusione del caffè fu favorita, soprattutto in Arabia, dal fatto che la religione islamica proibiva di bere vino, che fu perciò sostituito dal caffè. L’Impero Ottomano, favorì quindi il consumo del Caffè.

Il ” vino d'Arabia" giunse infine in Europa, anche se a Venezia fin dal XVI secolo era i semi della Coffea arabica, erano venduti dagli speziali come medicamento.

Nel XVII secolo anche in Europa si ebbe il boom delle botteghe del caffè, particolarmente in Inghilterra, Francia ed Austria. In Italia Napoli, nella prima metà del ‘600 fu tra le prime città a venire a contatto con la nuova bevanda.

Pietro Della Valle



Finalmente nel 1720, a Venezia, in piazza San Marco aprì i battenti il celebre Caffè Florian.

La Chiesa in un primo momento condannò l’uso del caffè, considerandolo “la bevanda del Diavolo”, ma l'irresistibile ascesa della nuova bevanda contribuì a far superare definitivamente i pregiudizi, sicché grazie a Papa Clemente VIII, anche la Chiesa all’inizio del ‘600 tolse la condanna.

Le Botteghe del caffè divennero luoghi di aggregazione e convivialità, per lo più frequentati da uomini colti e da letterati, ma spesso anche luoghi dove si alimentava la contestazione politica, tanto che spesso il potere politico tentò di chiuderli, ma invano, tanto che in Italia il filosofo Pietro Verri, chiamò Il Caffè (1764-1766) la rivista da lui fondata, che diede un contributo fondamentale alla diffusione dell'Illuminismo in Italia.

La produzione del Caffè rimase sempre prerogativa degli Arabi, finché nel 1690 gli Olandesi riuscirono a trafugarne, nonostante la rigida vigilanza, alcune piantine, trasferendole nelle terre tropicali di Ceylon (oggi Sri Lanka) e Giava (in Indonesia), imponendosi tramite la Compagnia delle Indie Orientali come punto di riferimento del mercato europeo del caffè.

Da quel momento gli Olandesi rimasero padroni dei commerci europei, finchè nel 1714 il borgomastro di Amsterdam offrì al re di Francia, Luigi XIV, come "speciale curiosità" due piante di caffè in fiore, che furono immediatamente collocate nelle serre reali di Versailles e di lì una fu trafugata e portata nella Martinica francese, dando vita così ad una nuova area di produzione.

Nei cinquant'anni successivi le piante della Martinica raggiunsero il numero di venti milioni, riuscendo a soddisfare quasi per intero la domanda europea; ben presto le piantagioni si estesero a tutta l'area caraibica, da Haiti alla Giamaica, fino a Cuba e Portorico e finalmente agli Stati Uniti, e Brasile ed America Latina.

Gianluigi Pagano







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